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  • I valdesi nel sud Italia
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  • dopo l'eccidio: sopravvivenza e reti di solidarietà
Ginevra e Cavour - mostra su Guardia Piemontese


Le vicende calabresi influirono pesantemente sulla presenza dei valdesi nella penisola, proprio negli stessi giorni in cui quelli del Piemonte riuscivano a contrattare con il duca di Savoia le condizioni per il riconoscimento dell’esercizio, seppur limitato, della propria fede.
Il mantenimento dei modi di vita tradizionali («l’hostinatione de vivere all’antico») era, agli occhi delle autorità ecclesiastiche, un sintomo evidente per cogliere in quelle popolazioni la sopravvivenza della loro fede.
Nonostante i metodi violenti e il regime di emergenza, troviamo tracce di presenza valdese e riformata nel Cosentino fino a tutto il Settecento: i contatti con il Piemonte e la Riforma furono assicurati da predicatori itineranti e proseguirono gli spostamenti di individui provenienti dalle Valli piemontesi e da Ginevra, come testimoniano i registri di luoghi di ospitalità come quelli del “Venerabile Hospedale di Spezzano Piccolo”, sui monti della Sila, a nord di Cosenza.
La fuga di interi nuclei famigliari già prima del massacro destò l’attenzione dell’Inquisizione. Dopo il 1561 molti si diressero a Ginevra e in Piemonte, ma anche verso i luoghi di insediamento valdese in Puglia e in altre aree del Mezzogiorno. Non approdi occasionali, ma tappe delle reti di collegamento che già univano fra loro le comunità valdesi del Meridione: soprattutto a Napoli e in Sicilia, dove alcuni furono catturati mentre si spostavano da Messina a Palermo.
Già negli anni Sessanta la Chiesa romana tentò di ridurre anche i contatti con le comunità d’origine nelle valli alpine del Piemonte e con Ginevra. La capitale della Riforma calvinista era per tutti una «cité refuge» e negli elenchi di rifugiati italiani a Ginevra tra XVI e XVII secolo troviamo molti nomi di persone provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Da Ginevra giungevano anche aiuti e materiale di propaganda riformata: nel 1567 un Felice Pergola di Montalto, che faceva la spola fra il Piemonte, Lione e Ginevra, fu arrestato mentre rientrava in Calabria per portare informazioni sui correligionari transfughi, corrispondenza e «certi libri pessimi heretici».

 

Immagini
Per molti sopravvissuti alla strage Ginevra, roccaforte della Riforma calvinista, fu luogo di rifugio;
Cavour, Palazzo Acaia, dove i valdesi firmarono l'accordo del 1561 con il duca di Savoia.
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