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  • I valdesi nel sud Italia
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  • la scoperta dell'"eresia"
Pio V - mostra su Guardia Piemontese


A metà del Cinquecento lo scontro insanabile fra la Riforma protestante e la Chiesa di Roma rese impossibile la sopravvivenza per chi era sospettato di “eresia”. Per ottenere il perdono della Chiesa, ai sospetti di eresia era richiesto di abiurare e rivelare la presenza di altri “eretici”. Le informazioni così ottenute permisero alla Chiesa di Roma di “scoprire” l’esistenza, nel sud Italia, di numerosi gruppi di “eretici”, fino ad allora tollerati da un clero locale inattivo o assente.
Ne emerse l’immagine di un Mezzogiorno d’Italia caratterizzato da un mosaico etnico (greco-ortodossi, albanesi, ebrei, musulmani, eretici “foresteri” e “regnicoli”). Nei secoli precedenti ciò era stato possibile da una politica volta a favorire gli insediamenti di popolazioni di varia provenienza. Comunità coese, organizzate e ramificate, caratterizzate da consuetudini proprie, talvolta con una lingua propria e refrattarie al controllo ecclesiastico. Per gli inquisitori, da quel momento in poi, l’eresia cominciò ad essere abbinata ad una specifica appartenenza “etnica”.
Di fronte a questa situazione, la Chiesa romana avviò una strategia per uniformare il credo, i costumi e la vita quotidiana di popolazioni avvertite come un corpo estraneo e nemico. Era perciò necessario rafforzare il controllo ecclesiastico, con l’invio di missionari ed esercitando pressioni nei confronti dei signori locali, fino a quel momento interessati a salvaguardare i rapporti con comunità che fornivano manodopera per le loro terre.
Alla lotta all’eresia si affiancò inoltre lo sforzo del governo spagnolo del Regno di Napoli di limitare l’autonomia che i signori locali avevano ottenuto nei decenni precedenti. L’unione delle due strategie fece sì che il “crimine di fede” fosse assimilato alla ribellione contro lo Stato. Prontamente anche il signore di Fuscaldo, Salvatore Spinelli, proprietario di molti luoghi abitati dai valdesi della Calabria, ne denunciò la presenza ed offrì sostegno alla repressione.
Inizialmente le intenzioni dell’Inquisizione erano di costringere i valdesi all’abiura collettiva o alla conversione di massa, con il rischio, però, di una ricaduta nel “peccato” che, secondo le procedure, sarebbe valsa la condanna a morte.

 

Immagini
  1. Ritratto di Pio V
  2. Guardia Piemontese, palazzo Spinelli

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