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  • I valdesi nel sud Italia
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  • dopo la strage: disciplinamento
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  • e "altre terre di simil natione"
mostra su Guardia Piemontese


Il panorama dei borghi era desolante all’indomani della strage, a causa delle distruzioni, dei saccheggi e del calo della popolazione; per esempio, nel 1580 Montalto fu ripopolata facendovi insediare coloni albanesi.
Terminata la strage, si trattò di riorganizzare la vita degli ultramontani rimasti e indirizzarla verso la corretta disciplina cattolica e fu avviata una sorta di «giurisdizione di emergenza» che sarebbe durata per tutto il Seicento. Nell’anno 1600 l’arcivescovo di Cosenza, scriveva ai cardinali a Roma:
«Si tiene gagliardissimo sospetto che nell’esteriore solamente fingono quei popoli di essere catholici, ma che intrinsecamente, et, per quanto possano scoprirsi fra di loro, stiano ancora oggi involti negli antichi loro errori».
Era dunque necessario infliggere punizioni esemplari:
«per osservanza degli ordini dell’ascoltar messa, sentir la predica, mandare i figliuoli alla scuola, et altri simili, io stimo che oltre la pena del carcere, horamai da questa gente poco stimata o temuta, sarebbe molto espediente metterci alcuna pena pubblica che havesse del vergognoso, non solo delle correggie al collo, o torcia in mano, ma anco di discipline, o di collaro di ferro al collo, o di habitello o altra [cosa] simile».
Inoltre, per vigilare sulla vita quotidiana dei sospetti e verificare che non si riunissero abusivamente, l’arcivescovo cosentino aveva imposto di fabbricare porte con spioncini che si potessero aprire dall’esterno (ancora oggi visibili).

Subito dopo la strage l’attenzione degli inquisitori si concentrò sugli valdesi insediati fra Campania e Puglia. Stavolta però, data l’ampia eco dell’«horrenda justitia» perpetrata in Calabria, l’Inquisizione decise di procedere con metodi non cruenti, affidando ai gesuiti l’incarico di convertire interi paesi. Fra il 1563 ed il 1564 l’iniziativa toccò Celle, Faeto, Monteleone, Montaguto e Motta Montecorvino, per un totale di circa millecinquecento conversioni. Come nei casali calabresi, i “costumi” ultramontani sopravvissero in modo sotterraneo per qualche decennio ma, paradossalmente, mentre le conversioni “miti” in Puglia risolsero la questione, in Calabria la repressione lasciò tracce ben più durature.

 

Immagini
Monteleone di Puglia, uno dei principali insediamenti valdesi nell'entroterra pugliese;
Il controllo sui valdesi convertiti fu affidato ai domenicani (Guardia Piemontese, il convento costruito nel Seicento);
Guardia Piemontese: porta con spioncino ad apertura esterna per la sorveglianza sul comportamento dei valdesi

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