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calvino

Calvino è senza dubbio il personaggio più calunniato della cultura europea.
Tolti i grandi dibattiti di cui è protagonista, la sua esistenza movimentata, la sua vita di uomo, esule e malato, è il riformatore duro e spietato, il tiranno che ha ridotto Ginevra in suo potere.
Questa immagine, che perdura tuttora, è priva di fondamento, perché non tiene conto di due fatti: la realtà storica e il carattere di Ginevra.

Egli vive in un mondo culturalmente lontanissimo dal nostro, in cui la religione è tutto, si bruciano le streghe, la verità è assoluta, il dialogo è segno di debolezza, la tolleranza un difetto. Di quel tempo e di quella mentalità egli è figlio, così come i sovrani e gli inquisitori suoi contemporanei.

Sono così anche i ginevrini: troppo fieri della loro libertà per essere succubi di un francese assunto come funzionario, sanno utilizzare le sue capacità e le sue conoscenze, perché solo proiettandosi con lui sulla scena europea possono salvaguardare la loro indipendenza.


CON GLI OCCHI DEL TEMPO
con gli occhi del tempo con gli occhi del tempo
(A sinistra) Quando diviene “guerra di religione”, la polemica usa un’iconografia tipicamente militare, con armi, corazze e uniformi. Qui la chiesa riformata francese manifesta la propria capacità di resistenza alle violenze dei cattolici: «Tanto più ci si diverte a colpire, tanto più si consumano i martelli» (da Th. de Bèze, Histoire Ecclésiastique, 1580).

(A destra) Lo scontro religioso porta a distruggere i simboli caratteristici della fazione avversaria: la violenza dei riformati si abbatte su statue e immagini nelle chiese, visti come “idoli” tipici di una religiosità superstiziosa (incisione tedesca del 1530).

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