Calvino è senza dubbio il personaggio più calunniato della cultura europea.
Tolti i grandi dibattiti di cui è protagonista, la sua esistenza movimentata, la sua vita di uomo, esule e malato, è il riformatore duro e spietato, il tiranno che ha ridotto Ginevra in suo potere.
Questa immagine, che perdura tuttora, è priva di fondamento, perché non tiene conto di due fatti: la realtà storica e il carattere di Ginevra.
Egli vive in un mondo culturalmente lontanissimo dal nostro, in cui la religione è tutto, si bruciano le streghe, la verità è assoluta, il dialogo è segno di debolezza, la tolleranza un difetto. Di quel tempo e di quella mentalità egli è figlio, così come i sovrani e gli inquisitori suoi contemporanei.
Sono così anche i ginevrini: troppo fieri della loro libertà per essere succubi di un francese assunto come funzionario, sanno utilizzare le sue capacità e le sue conoscenze, perché solo proiettandosi con lui sulla scena europea possono salvaguardare la loro indipendenza.