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  • I processi
calvino

Non meno forte è l’opposizione che Calvino incontra in campo religioso, non solo da parte del cattolicesimo romano ma negli stessi ambienti evangelici. La dottrina della predestinazione in particolare suscita polemiche: il medico Gerolamo Bolsec, che la critica, è processato e bandito dalla città.
Grande eco ha il processo di Michele Serveto, intellettuale spagnolo di grande prestigio, le cui posizioni razionaliste suscitano scandalo nell’Europa del tempo. Evaso dalle carceri dell’Inquisizione, che lo aveva condannato a morte, si rifugia a Ginevra. Arrestato e processato, muore sul rogo nel dicembre del 1553.
Vicenda tragica la sua, di cui si vuole attribuire la responsabilità a Calvino; egli in realtà è vittima non di un tiranno spietato ma della cristianità del suo tempo. Serveto è condannato da Ginevra, il cui codice penale prevede, come quelli di tutti gli Stati allora, la pena di morte per l’ateo, e tale deve considerarsi secondo la legge del tempo, in quanto nega i dogmi fondamentali della trinità e della divinità di Cristo. Vittima dell’intolleranza, la sua morte apre un dibattito appassionato che segna una tappa sul cammino della libertà di coscienza.


CON GLI OCCHI DEL TEMPO
con gli occhi del tempo con gli occhi del tempo
(A sinistra) Di fronte alla “minaccia” della Riforma, la Chiesa di Roma riorganizza la propria strategia nei confronti degli “eretici moderni”, continuatori di quelli antichi: i religiosi si servono del rosario, del libro e del vessillo di Cristo, mentre un angelo provvede ad annientarli con la spada (incisione tratta dallo Steccato spirituale del barnabita Lorenzo Davidico, 1550).

(A destra) Lo scontro religioso non avviene però solo sul piano simbolico; questa allegoria del Tribunale dell’Inquisizione spagnola espone i due strumenti a sua disposizione per l’intervento contro l’eresia: il ramoscello d’ulivo (il perdono) e la spada (il giudizio).


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