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  • Calvino e l'Italia
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I rapporti di Calvino con l’Italia sono difficili. La sua visita a Ferrara lascia in lui un’immagine negativa della società italiana, che le polemiche successive con molti intellettuali italiano non migliorano.

Si comprende che la penisola, sotto il dominio politico della Spagna e religioso dell’Inquisizione, non è terreno favorevole ad una penetrazione della teologia riformata.

Tuttavia, l’italiano è la lingua in cui sono tradotte il maggior numero di opere sue, oltre all’Istituzione ad opera del Paschali nel 1557. Singolare è il caso della Pia esposizione… di Antonio Brucioli, stampata come opera sua e in realtà raccolta di testi del riformatore.

Gli unici territori in cui la riforma ha seguito sono quelli di presenza valdese: Calabria e Piemonte; qui i predicatori formati a Ginevra organizzano comunità cristiane di modello calvinista. Distrutte le prime nel 1560, resistono solo quelle dell’area delle attuali Valli valdesi, unica presenza riformata in Italia.


CON GLI OCCHI DEL TEMPO
con gli occhi del tempo con gli occhi del tempo
(A sinistra) I sovrani raffigurano spesso il proprio potere con immagini allegoriche: qui Massimiliano I d’Asburgo si fa ritrarre come principe coraggioso (il leone), di fama duratura (il basilisco), di antica discendenza (l’aquila), padrone del mondo (il globo), che ha sconfitto la Francia (il gallo che cattura il serpente) con un’impresa ritenuta impossibile (i piedi che si muovono sull’acqua). Disegno anonimo del ’500.

(A destra) Un potere avido e sfruttatore provoca ribellioni, anche violente; spesso il ribelle era raffigurato come un incendiario, ma col tempo si fa strada anche l’idea della legittimità di rivoltarsi contro un sovrano oppressore; l’incisione olandese raffigura l’esasperazione che porta il popolo alla ribellione.

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