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  • Dal ghetto al 1848
calvino

Fino al 1848 la presenza evangelica in Italia è quasi inesistente; si limita a ventimila valdesi, segregati in Piemonte, privi di ogni diritto, e a piccole comunità di stranieri: svizzeri (Bergamo, Trieste), olandesi e scozzesi (Firenze, Livorno), tedeschi (Roma).

I loro rapporti con l'ambiente locale sono quasi nulli a motivo dell'isolamento e della diversità linguistica. Fa eccezione la Toscana, dove gli svizzeri Gian Pietro Vieusseux e Matilde Calandrini hanno contatti fruttuosi con il mondo culturale cittadino, in cui alcune personalità diventano evangeliche.

La situazione muta quando, nel 1848, la rivoluzione liberale investe l'Europa Alcuni sovrani italiani concedono costituzioni, in Piemonte vengono concessi i diritti politici alle minoranze valdese ed ebraica, il progetto unitario viene awiato dichiarando guerra all'Austria; a Roma, nel 1849, la Repubblica proclama la libertà di coscienza.

All'entusiasmo dei primi mesi segue però la reazione capeggiata dall'Austria, con ondate di carcerazioni e bandi; a Roma i francesi restaurano il potere papale. La storia però non torna indietro e, come qgni restaurazione, anche questa fallisce.


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